Quando Dante fu allontanato da Firenze, divenne chiara in lui la finalità che la letteratura doveva avere nella società e nel modello di vita elevato degli individui. Tra il 1303 e il 1308 scrisse quindi ‘Il convivio’, che è una vera e propria enciclopedia di ciò che un uomo che vuole dedicarsi all’attività pubblica deve conoscere anche se non è riuscito a compiere degli studi regolari. E anche se il titolo deriva da una parola latina, ‘convivium’ che significa banchetto, è scritto in lingua volgare proprio perché potesse essere capita anche da chi non aveva studiato il latino. E’ anzi qui che l’italiano come lo conosciamo oggi prende per la prima volta forma: il Poeta si lancia in una difesa del volgare, ritenuto superiore al latino per nobiltà e bellezza stilistica. Con uso di metafore e similitudini vengono trattati i tre temi fondamentali dell’opera: la discussione sull’essenza della nobiltà, l’elogio della filosofia e la difesa della lingua volgare. La lingua che parliamo tuttora nasce precisamente da queste pagine.